dai fotografi per non farsi mancare nulla – la storia più breve

io e Anna andiamo dal fotografo. per il matrimonio.

lei in realtà aveva una fotografa che l’ha chiamata oggi per dirle che è in gravidanza a rischio.

così Anna deve trovare un nuovo fotografo.

Il suo fidanzato non può venire. E ha delegato. A me. Superate le resistenze legate all’argomento matrimonio, ho detto ad Anna che sarei stata felicissima di accompagnarla. E in effetti è stato per lo meno formativo. Ho capito un sacco di cose dopo il settimo fotografo (tutti uomini oggi):

  1. quando si dice “andiamo dal fotografo” significa che almeno se ne vedono 10.
  2. i fotografi o sono gay o sono marpioni. se non lo sono, fingono di esserlo aggiungendo un tocco radical chic. allora sono carissimi.
  3. esistono una varietà infinita di album da matrimonio oltre a un’infinità di materiali su cui possono essere stampate le foto. non parliamo dell’annosa scelta della copertina. la pelle credo che sia umana, visto il prezzo.
  4. i fotografi della mia zona non sanno l’inglese. ho specificato della mia zona perchè la ricerca è stata effettuata solo su un campione autoctono. Nell’ordine ho letto: happy weding e did you really married me? dal primo e terzo fotografo. Ma il vero genio è stato il quinto che ha scelto come colonna sonora del già orribile video di matrimonio THE BLOWER’S DAUGHTER, che oltre ad essere colonna sonora di un film non proprio romanticissimo (Closer), recita testualmente: And so it is Just like you said it would be Life goes easy on me Most of the time And so it is The shorter story No love, no glory No hero in her sky

Io  non riuscivo a parlare, guardandolo, mi veniva da ridere. Anna mi ha guardata sgomenta (suo padre è inglese). E allora, uscendo, io e Anna ci siamo chieste: che minchia di augurio è “la storia più breve, senza amore e senza gloria”???? Il fotografo li odiava? L’ignoranza? O forse era un augurio per sè? Più breve il matrimonio, più possibilità di uno nuovo, con servizio fotografico annesso. Abbiamo brindato io e Anna all’assenza di un fotografo al suo matrimonio, alla sempre grande necessità di insegnanti di inglese, alle scarpe sempre troppo alte che ci siamo tolte al bar e al cameriere che non ha fatto altro che guardarci.

I can’t take my eyes off you

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